Genova e la BRI dopo il crollo del ponte Morandi


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Cos’era
Il viadotto Polcevera (noto anche come ponte Morandi) è stato un ponte autostradale ubicato fra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano a cavallo del letto del torrente Polcevera, nel territorio della città di Genova, in Italia. Progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, fu costruito fra il 1963 e il 1967 per opera della Società Italiana per Condotte d'Acqua.
Faceva parte del tracciato dell’autostrada A10 che collega Genova con Ventimiglia costituendo un’infrastruttura strategica per il collegamento viabilistico fra il Nord Italia e il Sud della Francia, oltre a essere il principale asse stradale fra il centro-levante di Genova, il porto container di Voltri-Prà, l’aeroporto Cristoforo Colombo e le aree industriali della zona genovese.
È chiuso al traffico dal 14 agosto 2018 a seguito del crollo parziale della struttura che ha provocato 43 morti, 15 feriti e più di 600 sfollati.

Ripercussioni sulla logistica e sul porto
Il crollo del ponte Morandi comporta inevitabilmente importanti ripercussioni sulla logistica delle merci trasportate su gomma e su ferrovia attraverso l’area colpita dalla tragedia. In particolare il crollo del viadotto Polcevera ha colpito le attività del porto di Genova, che movimenta oltre due milioni di Teu l’anno e migliaia di rotabili delle autostrade del mare. Per affrontare l’emergenza, l’Autorità Portuale e le associazioni di categoria locali si sono riunite più volte per definire una strategia che assicuri continuità allo scalo.  Il ponte crollato rappresentava non solo un’arteria autostradale primaria sull’asse est-ovest della Regione Liguria, ma anche un bypass per il traffico urbano diretto verso l’aeroporto e soprattutto un collegamento rapido fra i due bacini principali del porto genovese: quello di Prà e quello di Sampierdarena, soprattutto per quanto riguarda il trasporto stradale di container pieni e vuoti. Pesantemente colpito dall’incidente occorso il 14 agosto è stato anche il trasporto ferroviario perché esattamente nelle aree sotto il ponte Morandi transita la linea che collega il porto vecchio con Milano e quindi il traffico delle merci su ferro è rimasto completamente bloccato da e per il bacino di Sampierdarena. Nessuna limitazione particolare ha invece riguardato il Voltri Terminal Europa di Prà.

Deviazioni autostradali suggerite

Il servizio Viaggiare Informati - istituito presso il Ministero dell'Interno e presieduto dal direttore del servizio polizia Stradale – ha immediatamente suggerito percorsi alternativi per muoversi dalla Riviera di Ponente (e quindi del confine con la Francia) verso la costa tirrenica, quella adriatica e viceversa. Percorrendo da Ventimiglia la A10, si suggerisce di imboccare la A26 (conosciuta come Autostrada dei Trafori) che supera l'Appennino in direzione di Gravellona Toce. Attraverso la diramazione D26 (Predosa-Bettole) si può riprendere la direzione di Genova e della Riviera di Levante attraverso la A7 (Autostrada dei Giovi) e, nel caso la destinazione siano la Versilia, Livorno, il grossetano o il Lazio, utilizzare la A12 (Autostrada Azzurra). Altra possibilità per chi punta verso la Toscana è quella di percorrere la A26 imboccando invece la A21 (Autostrada dei Vini Torino Brescia) e raggiungere la A15 (Autostrada della Cisa) percorrendo la A1 (Autostrada del Sole) da Piacenza fino a Parma / Raccordo A15.

Prime contromisure di agenti marittimi e spedizionieri
Una delle maggiori problematiche evidenziate dall’autotrasporto a Genova a seguito del crollo del viadotto Morandi sono però gli spostamenti sull’asse est-ovest dei camion che devono scaricare e caricare container vuoti nei depositi interni e nei terminal portuali. Un tema che riguarda almeno 1.200 vetture al giorno, secondo i dati riportati dalle associazioni datoriali dell’autotrasporto. Per evitare il collasso causato dall'intreccio con il traffico urbano, si è pensato di realizzare una via dedicata ai veicoli pesanti all’interno dello stabilimento Ilva di Cornigliano ma si tratta di una soluzione d'emergenza, che tra l’altro costringerà i camion a procedere a velocità molto ridotta. Per gli autotrasportatori è necessario quindi ridurre il flusso orizzontale, cambiando alcuni processi operativi del ciclo del container. Le prime misure concordate, sulle quali le agenzie rappresentanti le compagnie di navigazione si sono impegnate, riguardano la ripartizione del parco container vuoti sui due principali bacini, in modo da permettere lo scarico e il ricarico sullo stesso asse verticale (A26 per Voltri-Prà e A7 per Sampierdarena); il bilanciamento import-export su Genova; la ricognizione e l’individuazione delle aree da adibire a deposito in ciascuno dei due bacini, in base alla effettiva necessità di spazi; la richiesta congiunta insieme alle associazioni dell’autotrasporto di estendere gli orari dei terminal e dei depositi dalle 4 alle 22, previo nulla osta da parte dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar ligure Occidentale. La logistica dei contenitori vuoti è una delle componenti fondamentali dei flussi di traffico sia in import sia in export, dalla cui gestione efficiente dipende il loro incremento e, secondo i dati raccolti da Assagenti, sono circa 25 mila in media i container vuoti stoccati sul territorio genovese. «Il rischio più grande che potrebbe verificarsi insieme alla paralisi del traffico – dichiara Alberto Banchero, presidente Assagenti - riguarda la carenza di mezzi per trasportare la merce, che al momento devono sopperire anche all’interruzione dei traffici ferroviari diretti al bacino di Sampierdarena, stimati in circa 2.300 contenitori a settimana, e devono affrontare percorsi chilometrici più ampi. Dobbiamo lavorare come se avessimo due porti separati, Sampierdarena e Voltri-Prà».

Per quanto riguarda altre tipologie di merce, uno dei traffici più a rischio sono i carichi speciali, cosiddetti project cargo (impiantistica ad esempio): «Una tipologia di merce – dice Banchero – che per dimensioni di carico transitava dalla A26 per raggiungere il bacino di Sampierdarena ed essere imbarcata. È difficile che alle condizioni di viabilità attuali possa essere mantenuto, l’A7 è sicuramente un tratto di difficile percorrenza per i mezzi preposti al trasporto. La problematica è stata portata alla luce da alcune delle nostre associate e la affronteremo a stretto giro sui tavoli competenti».

L’obiettivo dichiarato degli spedizionieri genovesi, rappresentati dall’associazione di categoria locale Spediporto, è che «il porto di Genova non perda neppure un chilo di merce» per dirla con le parole del direttore generale Giampaolo Botta. Il piano dell’associazione è già partito e prevede ad esempio che Spediporto farà da polo di raccolta per i documenti che ogni giorno le aziende inviano fra i poli portuali di Prà e Sampierdarena facendo fare la spola più volte al giorno ai propri addetti per un totale di 3.000 viaggi. L’associazione li consegnerà tutti insieme tre volte al giorno.  «Oltre 40 aziende ci hanno affidato il trasferimento della documentazione - spiega ancora Botta - significa eliminare già 5-600 viaggi al giorno». Inoltre Spediporto ha già potenziato il proprio ufficio a Prà con altri computer e stampanti a disposizione di tutte le aziende. In vista ci sono poi provvedimenti per evitare la circolazione di tir con container vuoti fra Prà e Sampierdarena. Fra i provvedimenti previsti c’è l’apertura di un nuovo varco portuale a Ponente, San Benigno 2, e al vaglio ci sono l’estensione dell’orario operativo e l’organizzazione di shuttle per trasferire i container, pieni e vuoti, nelle aree retroportuali.

L’urgenza di ricostruire il ponte
Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti (la federazione nazionale degli agenti marittimi), nei giorni scorsi ha posto l’accento anche sull’urgenza di ricostruire il ponte crollato. «Non possiamo aspettare un giorno in più, né noi operatori, né i cittadini, perché siamo tutti sulla stessa barca» ha detto. «Superare l’isolamento della Valpolcevera e riportare alla normalità il traffico tra Sestri Ponente, Cornigliano e il centro città significa risolvere tanti problemi quotidiani, a partire da quello degli studenti e dei lavoratori che devono allungare di molto il percorso». Oltre al traffico di merci da e per il porto ovviamente. Qualche disagio lo deve mettere in conto anche chi è diretto all’aeroporto e soprattutto i 4,2 milioni di passeggeri dei traghetti e delle crociere che gravitano sul sistema portuale.

Lavori per il ripristino della ferrovia
Se non ci saranno ritardi, dovuti alla prossima demolizione del ponte, sono stati stimati in 20 giorni massimi, una volta liberate le aree e rese disponibili dalla magistratura, i tempi necessari al ripristino del traffico ferroviario almeno per quello che riguarda i binari più lontani dal moncone di ponte lato est. È questo uno dei dati emersi dall’incontro che si è svolto a Genova tra RFI e le segreterie regionali dei sindacati, per fare il punto sulla situazione della circolazione nel nodo di Genova.  A causa del crollo risultano ancora interrotte le linee da Genova per Busalla e Ovada via Sampierdarena così come l’unico accesso al porto di Sampierdarena. Il 27 agosto è stata riattivata, in anticipo rispetto alle tempistiche programmate, la linea succursale, interrotta per lavori di potenziamento svolti dal Cociv in relazione alle opere del Terzo valico. Il ripristino si è reso urgente perché il crollo del ponte ha interrotto la linea che doveva essere utilizzata in sua alternativa.  Rfi si sta muovendo in sinergia con gli enti locali e Confindustria per consentire un ripristino rapido delle condizioni del traffico ferroviario, compatibilmente con le necessità delle indagini della Magistratura (repertazione delle macerie preventiva allo sgombero). Rispetto alle richieste di accelerare gli investimenti, il gestore della rete ferroviaria nazionale ha comunicato che sono allo studio le soluzioni per fornire più rapidamente del previsto un secondo sbocco al porto via parco Campasso, dotando quest’ultimo di binari da 750 metri e di nuove tecnologie in grado di rendere il trasporto merci su ferro più competitivo. 

Le previsioni di Paolo Emilio Signorini
Fino ad oggi tutte le compagnie di navigazione hanno confermato la presenza delle loro navi in porto ma alcuni timori rimangono da parte dei maggiori spedizionieri che sono pronti a dirottare traffici su altri scali limitrofi a quello genovese (in particolare a La Spezia a e a Livorno) se dovessero verificarsi criticità in termini di extra-costi e tempi lunghi.  Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale (Genova-Savona), in un’intervista non ha nascosto la soddisfazione per come le istituzioni locali e la comunità portuale abbiano reagito alle difficoltà, ma ha anche ammesso che sono previste «sicuramente ripercussioni e disagi». Più nel dettaglio in un’intervista al SecoloXIX ha detto: «Nel primo semestre del 2018 abbiamo registrato un incremento del traffico merci del 5%. Dopo il crollo del Morandi siamo pronti, da qui a fine anno, ad assorbire un calo che potrebbe oscillare tra il 5% e il 10%. Non mi aspetto di chiudere il 2018 con il segno più. Molto dipenderà dalla durata di questa situazione di emergenza».

Emergenza e-commerce
Il 5 settembre è scattata anche l’emergenza corrieri. A lanciare l’allarme è Spediporto, l’associazione degli spedizionieri genovesi. «Oltre 30 aziende, corrieri sia nazionali sia internazionali ogni giorno distribuiscono migliaia di pacchi e beni di approvvigionamento a privati ed esercizi commerciali. Il timore è che dalla prossima settimana, con l’inizio delle scuole e la viabilità così profondamente modificata, sarà molto complicato garantire le consegne, soprattutto per i mezzi sopra le 7,5 tonnellate», spiega Adriana Porello, presidente dei corrieri genovesi. I numeri sono elevati, basti pensare a tutto l’e-commerce, con gli acquisti online recapitati ogni giorno che vanno a ingrossare il traffico. Sarà difficile garantire gli orari e si cercano soluzioni. «Sarà necessario chiedere più comprensione alla clientela finale - commenta Gianpaolo Botta, direttore generale di Spediporto - e forse immaginare fasce orarie dedicate per le consegne agli esercizi commerciali, per avere meno impatto possibile sulla viabilità cittadina».

La posizione del Propeller

“Dopo il crollo del ponte Morandi ci stringiamo in un forte abbraccio alle istituzioni e agli operatori genovesi – ha detto Umberto Masucci, presidente dell'International Propeller Clubs. La Naples Shipping Week ha dedicato un’intera sessione a iniziative per la rinascita del principale porto del Paese. Dal cluster marittimo vuole partire un forte segnale di comunione nazionale. «Genova non è sola e si rialzerà più forte di prima».  Mentre Riccardo Fuochi, Presidente del The International Propeller Club Port of Milan ha detto “Questa tragedia ha colpito Genova al cuore. La città ha pagato un enorme prezzo in termini di vite umane e gli operatori del Propeller Milano, che hanno nel porto di Genova il proprio sbocco naturale, sono solidali con il Cluster Martitimo e Logistico locale. Siamo sicuri che la comunità genovese reagirà con forza e determinazione e siamo pronti a fornire il nostro contributo per individuare le migliori soluzioni possibili per la tutela della competitività del primo porto italiano, snodo strategico per l’intera economia nazionale. Il 18 settembre il Club milanese ha organizzato a Milano una riunione conviviale dal titolo 'La situazione di Genova dopo il crollo del Ponte Morandi. Un confronto sulle strategie e le azioni a tutela della competitività del primo porto italiano'. 
 


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