Quando la Cina rende l’America di nuovo grande


Pubblicazioni Easternational

Fin dalle prime battute della campagna elettorale, il rapporto tra Trump e la Cina è stato caratterizzato da toni molto accesi. Durante le Presidenziali americane, Trump ha attaccato più volte la Cina, colpevole di aver causato la perdita di posti di lavoro negli USA e aver reso insostenibile il deficit commerciale statunitense. Il 2 dicembre 2016, con la telefonata tra Trump, all’epoca già presidente eletto, e la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, le relazioni diplomatiche tra i due Paesi sono giunte a una fase di tensione tale da sembrare mettere in discussione la One-China Policy.

Tuttavia, con il primo incontro ufficiale tra Xi Jinping e Trump, avvenuto ad aprile in Florida, le relazioni tra gli USA e la Cina hanno segnato un punto di svolta: Trump è passato dalle minacce di guerra commerciale a definire il rapporto con Pechino “straordinario”, parlando di “grandi progressi nella cooperazione sino-americana”. Ad avvicinare i Presidenti è stata la necessità da parte di Washington di trovare la sponda di Pechino per la gestione della crisi nordcoreana, ma anche gli interessi economici che legano i due paesi.

Pechino è oggi il primo acquirente del debito americano. Le multinazionali americane hanno aumentato i profitti – e le loro quotazioni in borsa – grazie in larga parte all’outsourcing delle loro produzioni nell’Impero di Mezzo. Gli investimenti cinesi in America stanno aumentando rapidamente,  un trend facilitato dagli ingenti capitali messi a disposizione dal sistema bancario cinese per promuovere all’estero la Nuova Via della Seta. E se fosse la Cina a rendere l’America ‘great again’?

La Via della Seta arriva negli USA

Nel discorso fatto dal presidente Xi Jinping all’apertura dei lavori del Belt and Road Forum for International Cooperation, il vertice organizzato a Pechino per promuovere la Belt and Road Initiative – la Nuova via della Seta cinese - c’è un passaggio che apre prospettive interessanti per lo sviluppo delle relazioni sino-americane. 

Il Presidente cinese, spiegando che la Belt and Road Initiative interesserà il continente euroasiatico, ha precisato che tutte le nazioni – appartenenti all’Asia, all’Europa, all’Africa e alle Americhe – potranno diventare ‘international partners’ del progetto. 

Gli Stati Uniti al momento non fanno parte della Nuova Via della Seta e dei progetti ad essa connessi, tra i quali figura la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB). Tuttavia, l’iniziativa cinese, dopo un’iniziale diffidenza, sta generando negli USA un crescente interesse e il desiderio di diventare parte attiva del progetto.
 
Per questa ragione, una delegazione guidata Matt Pottinger, consigliere della Casa Bianca sulle questioni asiatiche, è stata inviata al Forum sulla Belt and Road Initiative di metà maggio. Al termine del summit, Pottinger ha ricordato l’esperienza delle aziende americane nello sviluppo delle infrastrutture e la loro disponibilità a partecipare al programma.

Le multinazionali Honeywell International e Caterpillar, che con la Cina hanno rapporti consolidati, hanno iniziato a muoversi per beneficiare degli effetti dell’iniziativa, mentre il colosso General Electric già è coinvolto nel progetto. Se nel 2014, gli ordini di attrezzature a G.E. da installare all’estero da parte delle imprese cinesi erano stati di soli 400 milioni di dollari, lo scorso anno, come riportato dal The New York Times, gli ordini sono stati pari a 2,3 miliardi di dollari, ai quali si sommano un ordine di 7 miliardi di dollari per turbine a gas-naturale e altri macchinari, per progetti legati allo sviluppo della Belt and Road Initiative.

Vagoni cinesi

Un ulteriore punto di incontro tra Stati Uniti e Cina potrebbe trovarsi sul maxi piano di infrastrutture - che sulla carta ha un budget di 1000 miliardi - con cui Trump ha vinto le Presidenziali.
 
La società statale China Railway Rolling Stock Corporation Ltd. (CRRC), la più grande azienda costruttrice di materiale rotabile al mondo, a partire dal 2014 è diventata uno degli attori economici di punta per le metropolitane delle città statunitensi. Dopo essersi aggiudicata la costruzione di 404 vagoni della metropolitana di Boston, nel quadro di un accordo da 566,6 milioni di dollari con l’Autorità dei Trasporti di Boston, l’industria cinese ha quindi aperto un impianto da 95 milioni di dollari a Springfield (Massachusetts) che, a partire dal 2018, si occuperà dell’assemblaggio dei macchinari cinesi.

E i numeri sono in crescita costante. Nel 2016, la CRRC si è aggiudicata la costruzione di 400 veicoli per la Chicago Transit Authority per 632 milioni di dollari, con la possibilità di un incremento di 446 mezzi per un totale di 1,31 miliardi di dollari; nel marzo del 2017 è poi stato firmato un contratto per la costruzione di 45 mezzi destinati al sistema ferroviario della Pennsylvania. Anche Los Angeles, in campo per ospitare le Olimpiadi del 2024, guarda alla Cina. La CRRC sarà infatti coinvolta nella costruzione di 64 nuove macchine per la metropolitana di Los Angeles, con un’opzione per ulteriori 218 veicoli.

Verso relazioni Cina-USA win-win?

Se il maxi piano infrastrutturale di Trump dovesse incontrare al Congresso una seria opposizione trasversale - a destra, con i ‘falchi’ del Partito Repubblicano, difensori del rigore nei conti pubblici, e a sinistra, con i Democratici, preoccupati sulle voci del bilancio che verranno tagliate per reperire il budget necessario a un piano di tale portata – cruciale a questo punto potrebbe diventare l’intervento degli investimenti cinesi. Secondo il centro studi Rhodium Group, tra il 2000 e 2016 i flussi cinesi negli Stati Uniti sono stati pari a 110,1 miliardi di dollari, per un totale di 1396 operazioni. Il dato è in crescita costante: solo nell’ultimo anno gli investimenti cinesi hanno toccato la cifra record di 46,2 miliardi di dollari. 

Potrebbe pertanto essere proprio il coinvolgimento degli USA nella Belt and Road Initiative – con il corollario di ingenti investimenti cinesi nelle infrastrutture statunitensi – a fare l’America ‘great again’. Ribaltando alquanto l’immagine che Trump aveva dato della Cina durante la campagna elettorale.


Lorenzo Bardia è assistente alla ricerca dell’area Asia dello IAI. 
Nicola Casarini è coordinatore dell’area di ricerca Asia dello IAI e membro del Comitato Scientifico di Easternational.


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